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Un caldo, dorato tramonto lagunare.

Il suono del campanello mi scuote dalla pigrizia contemplativa. Mi avvio alla porta, sicuro di sentire lo scalpiccio di piedi infantili in fuga sulla fondamenta e lontane felici risate per lo scherzo riuscito.

Invece mi trovo davanti un tizio con in testa uno strano berretto bianco da cicli­sta, mezza sigaretta spenta in bocca, che senza mezzi termini mi chiede con vo­ce roca: “Scusi, avrebbe un po’ di acquaragia?”.

Così ho conosciuto Silvio Consadori, pittore.

E’ stato poco meno di una diecina di anni fa. Avevo già notato, lungo la fonda­menta di S. Caterina di Mazzorbo, uno strano tipo di pittore, magro, secco, con un avaro sorriso per il raro passante. Impugnava il pennello come uno schermi­dore e con rapidi, nervosi segni, quasi delle finte e delle stoccate, disegnava e di­pingeva paesaggi sulla riva del nostro canale.

Aveva anche l’abitudine di pulire i suoi pennelli sul muro appena intonacato di casa nostra.

L’avergli trovato, quel giorno, in uno dei segreti ripostigli delle donne di casa, la bottiglia dell’acquaragia ed avergli consentito così di finire un bozzetto pervaso da uno di quegli straordinari effetti di luce che la laguna offre al tramonto, fu il primo passo per superare la sua istintiva diffidenza verso coloro che avrebbero potuto disturbare la sua privacy pittorica nel canale di Mazzorbo.

Canale del quale Consadori è innamorato, pittoricamente, come lo si può essere di una bella modella, che per ogni nuovo quadro si trasforma in un personaggio inedito, assume un nuovo volto, crea una stimolante atmosfera creativa. Ed è un innamorato fedele, attento com’è di cogliere ogni attimo di una sempre mutevole bellezza, dall’estate all’inverno.

Forse sta in questa fedeltà ai suoi soggetti, l’onestà pittorica di Consadori. Questo continuo bisogno di riavvicinarsi al tema preferito e rielaborarlo. Scoprire ogni volta una nuova emozione pittorica in un paesaggio che sembra aver offerto tut­to. Sentire la gioia di un nuovo incontro, la felicità di dipingere.

Quello che Burano rappresenta nella vita artistica di Silvio Consadori è racchiuso in una frase che ebbe a dirmi una sera seduto, sui gradini di casa.

Si discorreva dei colori di una vecchia barca di pescatori, blu e nera, sulla prua della quale asciugava una stinta trapunta gialla.

Era un accostamento talmente bello che lo guardammo, affascinati, a lungo. Fu Consadori a rompere il silenzio e disse: “Quando sono qui, sono in pace con me stesso, mi sento felice”.

E quando esprime questa felice serenità sulla tela, allora è vera pittura.

Ermanno Federico Scopinich
INCONTRO CON SILVIO CONSADORI
Mazzorbo di Burano, Settembre 1969
in Consadori, Ed. Amilcare Pizzi, 1969
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